17 set 2020

Recensione: PORCELLANA di Maria Enea








Titolo: Porcellana
Autore: Maria Enea
Genere: romanzo storico
Editore: 0111 Edizioni
Formato: ebook e cartaceo
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Sinossi:
All’inizio del Settecento, la porcellana cinese è ambita da nobili e famiglie regnanti. Ma la sua formula è protetta dal segreto di stato da parte della Cina e vani sono tutti i tentativi per riprodurla. Un alchimista tedesco, Bottger, viene arrestato a Dresda e condotto al palazzo reale dal re di Sassonia, convinto che egli possa scoprirne la formula. Nel suo lavoro viene supportato dall’amico, il fisico Von Tschirnhaus. Tuttavia la ricerca rimane infruttuosa finché per caso i due non s’imbattono nella vicenda di una misteriosa donna alchimista, Osmolinda, vissuta due secoli prima…






Recensione:

“Non era più un figlio degenere della Grande Arte. Aveva abbandonato la via del vizio e imboccato lo stretto sentiero della virtù”

Immaginando una candida figura dallo sguardo intenso, seduta dinanzi a me, con le mani delicate e  gli occhi azzurri colmi di pace, riporto su carta quelle emozioni che hanno costellato un viaggio nel tempo, nei tormenti del cuore e nelle storie intrecciate da una grande passione: l’arte alchemica.

1600 e 1700, in questo romanzo, si fondono in modo lento e graduale, come a voler “adattare” il lettore al mastodontico carico emozionale solo parzialmente annunciato ad inizio storia.

Di cosa parliamo? Di un grande amore! 
Un amore per la vita, per ogni attimo passato a sorridere, per la libertà di sentirsi liberi e non uccelli in una gabbia troppo stretta. 
Un amore che cerca di risollevarsi dalle macerie del vizio e della cattiveria umana. 
Un amore che fino all’ultimo, si mostra in tutta la sua bellezza, per donare riposo all’anima inquieta.

L’esistenza dei personaggi principali, Osmolinda e Bottger distanti nel tempo, si fonde in un’unica sostanza lattiginosa quale può essere la ceramica (materiale all’epoca ricercato ma difficile da riprodurre) ed un teatro di grande fascino come l’Officina alchemica, il tutto, espresso da una voce narrante, in terza persona al passato, in grado di rendere vivo ogni particolare fino alla più semplice sfumatura del carattere.

Caro lettore, quella figura sorridente, con un mezzo sorriso, mi incita a non trascurare nessun dettaglio di questo racconto tra realtà ed immaginazione, dove le azioni non sempre sono atti di pura fantasia e dove ogni personaggio, se narrato nel modo giusto, può arrivare dritto al cuore, perché vedi… durante la lettura di questa storia, ti verrà  naturale provare rabbia per qualcuno e dolore per qualcun altro ma in realtà… solo alla fine, ti renderai conto di come tutti loro hanno un’anima da liberare, modellare in modo che diventi meno spigolosa.

Bottger ad esempio, viene obbligato sin dal primo istante dall’imperatore a svolgere un compito particolarmente complesso, reso ancor più difficile dalla minaccia di carcerazione e successivamente di morte. 
Un negativo stato emozionale che contemporaneamente si scontra con l’affetto, serenità e gioia di una ragazzina, Osmolinda, innamorata del padre, suo maestro nell’arte alchemica e di un marito amorevole e premuroso: luce dei suoi occhi.                                                                                                                                                                                                              Sentimenti forti che scivolano sulla pelle attirando il lettore nella visione di capitoli brevi e ben evidenziati in presenza di cambi temporali.

Ma aspetta! Come e perché si parla di due persone vissute in epoche diverse e apparentemente distanti anche nelle azioni?
Diciamo che per una buona parte del romanzo, la voce narrante desidera solo far conoscere i personaggi, il trascorso e le vicissitudini del tempo senza comunque dimenticarsi di stuzzicare la curiosità con piccoli indizi su di un futuro ancor più carico di suspense e desiderio.                             
Ecco sbocciare la vera storia! 
Quell’intreccio di tempo e luoghi… dolore per la perdita di  persone ormai diventate care tra le righe della pagina e… gusto di scoperta… si, una percezione da maneggiare con tutti i cinque sensi: con il tatto, sfiorando la fragilità delle antiche carte; odori frizzanti, forti e al tempo stesso docili percepibili grazie all’olfatto; gusto amaro e metallizzato quando l’udito coglie suoni appartenenti a date ed orari di una tristezza immane ed infine… cosa può mai essere assaporato dalla vista caro lettore?
Quella figura. Quella ragazza dai lineamenti sofisticati tante volte trascurati per passione. Una dolce e amabile visione dedita alla conoscenza e all’amore per i suoi cari. 
Quell’anima dal carattere forte, coraggioso…quell’anima grata per aver sentito narrare la sua storia e per essere finalmente libera di raggiungere la pace.   

5 stelle
Recensione a cura di Serena